30 Aprile 2020

SMART WORKING E TELELAVORO

La capacità e tempestività delle aziende italiane nel ristrutturare il proprio modo di lavorare.

Ad essere onesti, non ricordo quando e da chi ho sentito un discorso che pressappoco diceva: L’uomo si auto codifica attraverso i processi, crea delle regole per gestire il quotidiano, non lavora con istinto ma con ragione, per questo possiamo cambiare e adottare nuovi sistemi, per questo siamo capaci di riorganizzarci e di lavorare in team, io aggiungo anche a distanza.


Facciamo subito una distinzione tra i termini smart working e telelavoro. Il distinguo è molto importante perché si fonda su principi e modalità differenti di vedere il cosiddetto “lavoro da casa”.


Il telelavoro non è altro che svolgere il lavoro che normalmente svogli in ufficio in un altro luogo, dotandosi di sistemi tecnologici adeguati, invece lo smart working comporta una soluzione organizzativa nuova basata su fiducia e obiettivi, si potrebbe tradurre in: -ciò che importa è portare a casa il risultato in coerenza con gli obiettivi aziendali e nel rispetto del lavoro altrui


Si pratica soprattutto in nord Europa ma è sbarcato anche da noi in Italia. Ne sono maggiori fruitori le aziende hi-tech, di consulenza o che svolgono lavori principalmente d’ufficio. La regolamentazione in Italia è data dalla legge 81/2017 di cui riporto due punti dell’articolo 18:


1. Le disposizioni del presente capo, allo scopo di incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, promuovono il lavoro agile quale modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.

2. Il datore di lavoro è responsabile della sicurezza e del buon funzionamento degli strumenti tecnologici assegnati al lavoratore per lo svolgimento dell’attività lavorativa

Secondo alcuni studi del Politecnico di Milano, 570 mila lavoratori nel 2019 hanno beneficiato del lavoro agile, e sempre secondo questi studi, si è constatato un trend di crescita del 20% rispetto al 2018.

Ora però è arrivato di prepotenza nelle nostre aziende senza chiedere il permesso di entrare, ed è diventato necessità per tutti noi. Diventa quindi indispensabile per il nostro futuro sostenere le forme di lavoro agile pensando, che se l’abbiamo potuto fare in un momento di necessità, sicuramente lo possiamo praticare anche in momenti di “pace economica”.

Per le PMI diventa una sfida da vincere con strumenti idonei e con un piccolo cambio organizzativo.  Di cosa ci dobbiamo però fornire: di una mentalità propensa alla fiducia e al risultato e di tecnologia (programmi web based, connessioni internet/banda, chat).


Siamo ancora troppo focalizzati sull’impatto improvviso che ha avuto su di noi questo repentino cambiamento per renderci conto di tutti gli aspetti estremamente positivi che questa ondata ha portato con sé, aspetti tra l’altro per niente trascurabili:

  • Diminuzione di costi fissi (acqua, luce, gas) -Rimborsi km per i fuori sede
  • Riduzione dell’inquinamento
  • Riduzione delle assenze
  • Aumento della produttività basato su fattori personali e benessere individuale
    • Concili lavoro e famiglia
    • Più concentrazione sull’obiettivo da raggiungere
    • Più tempo libero

Finita l’emergenza, perché non pensare ad applicare lo smart working come fanno le grandi aziende? Non facciamoci più cogliere impreparati, teniamoci pronti per ogni evenienza


Articolo 8 di 13